Prima di insegnare qualsiasi cosa al tuo coniglietto, devi sapere che c’è qualcosa a cui devi prestare la massima attenzione: il tuo atteggiamento.
Come ti approcci a lui, come ti avvicini, come gli parli, quello che fai e ciò che gli dici è di fondamentale importanza; rappresenta ciò che il coniglio impara di te e ciò che il coniglio saprà su di te.
La coerenza è la caratteristica principale che ti serve e che devi assolutamente avere e rispettare, perché il tuo coniglietto possa capire cosa aspettarsi da te e possa apprendere ciò che vuoi insegnargli.
Se gli dici per esempio “vieni qui” e poi ti avvicini a lui, se gli vai incontro e intanto lo chiami per nome, se per farlo avvicinare a te una volta gli dici “Qui”, un’altra volta gli dici “vieni” e un’altra ancora lo chiami per nome, il tuo coniglietto difficilmente assocerà un’azione (quella di raggiungerti) a tutti quei comandi diversi.
Ecco perché prima di preoccuparti di cosa insegnare al tuo coniglio è importante che ti preoccupi di COME glielo insegni, con che atteggiamento ti approcci a lui.
E tu? Sei una persona coerente?
Prova a rifletterci e lascia un tuo commento qui sotto con un paio di esempi che ti vengono in mente in cui comunichi con il tuo coniglietto in maniera non coerente.
Alla prossima e buon Clicker Training! 😉
la ringrazio di nuovo, ma da quando le ho scritto le cose sono cambiate molto, marshmellow desidera uscire molto piu di prima, resta comunque il fatto che non vuole stare in braccio… l’unico modo per trattenerla sulle mie gambe è avvicinarla con una carota, l’unica cosa a cui non rinuncerebbe per niente al mondo! grazie ancora.
Cara Ermelinda, spiegare le basi del clicker training in due parole in questo commento richiederebbe davvero troppo tempo. Con un po’ di pazienza, però, potrai leggere tutti gli articoli presenti in questo sito (quelli nella categoria Addestramento non sono poi così tanti) per farti un’idea abbastanza precisa di cosa significhi addestrare un coniglio e cosa sia necessario fare. Inoltre, se vorrai, potrai iscriverti al sito per ricevere gratuitamente la mini guida via mail su come addestrare la tua coniglietta in 14 semplici passi ed eventualmente decidere di acquistare anche il corso digitale Cliccando Si Impara.
Quanto al problema che la tua coniglietta non vuole uscire dalla gabbia, potrebbe essere dovuto a svariati motivi, primo fra tutti il fatto che magari lei si sente benissimo lì dentro, al sicuro, protetta. Perciò, dovresti cercare di stimolarla ad uscire o a restare fuori facendole trovare un ambiente che possa essere per lei più interessante della gabbia, ma al contempo sicuro e confortevole. Magari lasciale aperta la gabbia tutta la giornata e vedi se nel corso delle ore si decide a farsi una passeggiatina fuori, in perlustrazione. Se accade, lasciale il tempo di ambientarsi e di esplorare il territorio. Lasciale i SUOI tempi. Se invece non si azzarda a mettere mai le zampette fuori, allora, quando le pulirai la gabbia, cogli l’occasione per prenderla e tirarla fuori di lì e per qualche ora chiudi lo sportellino della gabbia. Naturalmente assicurati che attorno non ci siano pericoli per lei, come altri animali, cose che possano spaventarla ecc.
Il clicker training potrebbe essere di grande aiuto in questa situazione, ma prima, ovviamente, dovresti farti un’idea di come funziona. Fortunatamente sei nel posto giusto! Prova a leggere gli articoli disponibili: sono abbastanza sicura che già con quelli potresti cambiare le cose 🙂 Tienimi aggiornata sui vostri progressi! Un abbraccio
volevo ringraziarLa per i suoi preziosi con(s)igli e chiederne degli altri… ho da poco preso una coniglietta (razza testa di leone) e non ho molta eperienza, ho letto libri, visitato siti… comunue il mio problema non è che la mia piccola marshmellow non vuole entrare nella gabbietta, ma non vuole USCIRE dalla gabbia… come devo fare per farla abituare a stare fuori e opratutto in braccio a me? ecco, questi sono i miei problemi principali, poi volevo chederLe di spiegarmi le basi del clicker training… (sa, non sono molto esperta, direi proprio raso terra…)
Credo che queste cose le abbia imparate una per volta, non tutte insieme e che proprio per questo non abbia fatto confusione. C’è anche da dire che nessuno di noi ha mai cercato veramente di “addestrarla” : la nostra comunicazione è frutto soprattutto di una convivenza molto stretta (anche per ragioni di spazio). E’ incredibile quanto i conigli siano intelligenti! Lei ha imparato da sola un sacco di cose, senza che nessuno di noi abbia mai cercato consapevolmente di insegnargliele: sa quando stiamo per uscire e quando stiamo rientrando, sa chi sta rientrando e si comporta in modo diverso con ogni membro della famiglia, accogliendolo in maniera differente. Ha sviluppato un rapporto diverso con ciascuno, a seconda del tempo che trascorrono insieme e delle rispettive inclinazioni (gioco, coccola o sola “presenza”). Sa (e ti giuro che non so come faccia a saperlo) se quando noi andiamo in cucina ci stiamo andando per preparare qualcosa er noi oppure per lei (e questo prima ancora che apriamo il frigo e anche se stiamo dandole da mangiare a un orario diverso dal solito per qualche motivo). Studiando psicologia sociale e antropologia comparata ho scoperto che in realtà il modo in cui comunichiamo fra noi e quello in cui comunicano gli animali non è molto diverso: crediamo di comunicare con le parole ma in realtà solo il 7% di un messaggio passa dalle parole! Tutto il resto è fatto dalla nostra postura, dal nostro odore, dalla nostra espressione, dalla tensione muscolare, ecc. segnali che leggiamo istintivamente e inconsapevolmente. Gli stessi con cui comunica qualunque altro mammifero! E gli stessi, fra parentesi, con i quali comunichiamo con i neonati e i bambini molto piccoli: in effetti è grazie a questo “sottotesto” che impariamo che significato abbiano le parole quando cominciamo a parlare. Non solo: esimi scienziati hanno evidenziato (e francamente preferisco non sapere come) che l’intelligenza di un gatto è pari a quella di un bambino di 3 anni. Francamente non credo che il coniglio sia da meno. Ha una grande capacità di comprensione, di memoria, di ricordo del passato, di apprendimento. Certo una animale non può parlare (siamo gli unici esseri dotati di un apparato fonetico in grado di emettere suoni così complessi) ma credo davvero che la comunicazione fra noi sia molto più ricca di quanto non sembri in apparenza se si convive con loro pienamente e non li si relega in un angolo non solo della propria casa ma anche della propria vita.
Sicuramente Yumi vi conosce bene ed è circondata da un mondo di amore. Ogni coniglio è diverso dall’altro e probabilmente Yumi non resta confusa da tutti quei “comandi” usati per raggiungervi, tuttavia non è un’atteggiamento corretto. Un comando dà un nome a uno specifico comportamento. A un’azione dovrebbe corrispondere un comando preciso e univoco. Se chiamare per nome un coniglio per lui significa andare incontro al suo umano, non bisognerebbe chiamarlo per nome per salutarlo prima di uscire di casa, o quando si rientra o in altre circostanze. Allo stesso modo per la stessa azione non è del tutto appropriato usare tanti comandi diversi. Inoltre, nell’addestramento rischi di giocarti termini e gesti che potresti invece sfruttare per “comandare” altre azioni.
Quando voglio che Yumi venga da me la chiamo per nome, oppure schiocchiamo le dita, o anche mi chino verso di lei e le spalanco le braccia (come se stessi per abbracciare un bambino): in tutti e tre i casi lei risponde e ci corre incontro! E’ una cosa meravigliosa guardarla quando ti corre incontro, una grandissima soddisfazione! Ma riconosce anche diverse altre parole come “insaltina” o “uvetta”!