Sperimentazioni sugli animali: NO GRAZIE!

 

La questione della sperimentazione su animali, che la legge impone per immettere in commercio un prodotto cosmetico, è una materia ben più complessa di quanto possa apparire a prima vista.
In breve, posso dirti che le dichiarazioni che si trovano sull’etichetta non hanno alcun valore (simbolo del coniglietto, scritta “cruelty-free”, ecc.) perché si riferiscono solitamente al prodotto finito, ma non dicono nulla sui singoli ingredienti.
Se vuoi andare sul sicuro, occorre comprare SOLO i prodotti delle ditte indicate nella “lista delle ditte cruelty-free”.

Prima di tutto, che cos’è un prodotto cosmetico?

La legge impone procedure specifiche per i cosmetici e per i farmaci, diverse tra loro.
Un cosmetico è definito tale solo se ha un’azione locale (pelle, occhio, ecc.).
Un farmaco invece può reagire con l’organismo ed essere metabolizzato.
Dipende quindi dal tipo di ingrediente: un ingrediente ad alta penetrazione entrerà in contatto con organi interni e quindi subirà anche i test per farmaci, un ingrediente a bassa penetrazione solo quelli per cosmetici. Quindi varia da caso a caso (circa nel 50% dei casi sono necessari test specifici per farmaci).

Direttiva 92/32/CEE per test di tossicità

La direttiva europea 92/32/CEE prevede per ogni nuova sostanza chimica approfonditi studi chimici, fisici e tossicologici, che fanno uso di test su animali. Questo per verificare la tossicità di tali sostanze. Anche altri test vengono effettuati, secondo anche altre direttive.
Se e quando i test su animali specifici per i prodotti cosmetici verranno aboliti, non si raggiungerà comunque l’abolizione totale dei test su animali per questi prodotti, perché rimarranno obbligatori i test di base, eseguiti per qualsiasi sostanza chimica: olio per la macchina, inchiostro per le penne, additivi alimentari, detersivi, ecc.

Tuttavia esiste un allegato alla direttiva che specifica i test da usare e che prevede l’adeguamento al progresso tecnico, il che significa che è già previsto dalla direttiva che i metodi di test si adeguino alle nuove scoperte e tecnologie e che i metodi senza uso di animali possono quindi entrare di diritto tra quelli utilizzabili.

Le etichette e gli slogan “Non testato sugli animali”

Ad oggi, il test sul prodotto finito è vietato in Europa, così come la vendita di prodotti realizzati e testati fuori Europa. I test avvengono però sui singoli ingredienti e sono questi test a fare la differenza tra prodotto “cruelty-free” e non.

Le ditte cruelty-free sono quelle che usano ingredienti della positive list, ma ormai quasi nessuna azienda è in grado di soddisfare questo criterio così stretto.

Ecco dunque che è nato lo Standard internazionale “Non testato su animali” che dà una definizione meno rigorosa e stretta ma completamente accettabile ed efficace. Una ditta, per essere cruelty-free nel senso stabilito dallo Standard stesso:

  • non deve testare sugli animali il prodotto finito, né commissionare a terzi tali test sul prodotto finito;
  • non deve testare i singoli ingredienti, né commissionarne i test a terzi;
  • deve dichiarare che i test fatti su ingredienti comprati da fornitori sono avvenuti prima di un dato anno a sua scelta (per esempio, 1997), e deve impegnarsi a non comprare ingredienti testati dopo quell’anno. Questo significa NON usare più alcun ingrediente nuovo (chimico, di sintesi). Può invece usare ingredienti completamente vegetali o anche di sintesi ma già in commercio prima dell’anno scelto.

In pratica il concetto è che quel che è fatto è fatto, ma da un certo anno in poi nessun animale in più è morto e dovrà morire per creare quei prodotti.

Le etichette che trovi su cosmetici e detersivi non hanno alcun valore riguardo all’adesione allo Standard internazionale, e quindi non garantiscono l’effettiva assenza di “crudeltà” nel prodotto in questione.

La dicitura “Non testato su animali”, “Contro i test su animali”, “Testato clinicamente”, “Testato dermatologicamente”, oppure il simbolo del coniglietto non hanno alcuna importanza, perché per lo più indicano solo che il prodotto finito non è testato, ma questo, come abbiamo visto, vale per tutte le ditte, e non è quindi una discriminante. Ciò che veramente importa è che i singoli ingredienti non siano testati su animali. E questo non è assicurato da alcuna dicitura o simbolo. O meglio, esiste un simbolo che rappresenta lo Standard, il “leaping bunny” (coniglietto che salta) circondato da alcune stelline, ma è riportato solo su pochi prodotti aderenti allo Standard.

Quindi, la discriminante per essere cruelty-free è l’adesione allo Standard, ma questo non è riportato in alcuna etichetta: occorre conoscere la lista delle ditte che hanno aderito formalmente allo Standard internazionale “Non testato su animali”.

(La fonte cui ho attinto le informazioni qua sopra è il sito http://www.consumoconsapevole.org. Collegandoti ad esso potrai leggere e approfondire la tua conoscenza in materia di sperimentazioni sugli animali)

Scarica la brochure informativa in formato PDF (aggiornata al 2022)

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