Ago 222018
 

 

L’inserimento tra due o più conigli è un’operazione che mette sempre moltissima ansia, anche ai più esperti.

Chi non ha alcuna esperienza può letteralmente terrorizzarsi e traumatizzarsi davanti a un inserimento tra due conigli, figuriamoci se sono di più.

I conigli infatti non hanno dei modi propriamente carini e delicati per “fare amicizia“. Trattandosi di animali estremamente territoriali e spesso competitivi, capita di assistere a veri e propri scontri armati di denti e artigli, mirati a mettere le cose in chiaro. Hai presente il famoso detto: “patti chiari e amicizia lunga“? Ecco. Tecnicamente, i conigli si affrontano per stabilire in termini piuttosto chiari la gerarchia che poi vigerà tra loro.

Ribadendo che l’abbinamento che ha più chance di formarsi pacificamente e durevolmente è quello tra un maschio sterilizzato e una femmina sterilizzata, mentre sono da evitare – se possibile – abbinamenti maschio+maschio o femmina+femmina (trii, quartetti e gruppi sono più ostici e ne parlerò in un altro momento), gli scenari che possono solitamente presentarsi sono i seguenti:

  • colpo di fulmine: quando bastano letteralmente pochi minuti perché i due conigli si piacciano, comincino a fare le cose insieme, si annusino e si lecchino, sfloppino l’uno vicino all’altro e non si separino mai più;
  • fase di studio, regole del gioco, partita, amore: quando ci vuole qualche giorno e magari bisogna anche dividere i conigli e procedere con un inserimento graduale, meglio se in zona neutra, separati da un divisorio che gli consenta di vedersi, annusarsi, percepirsi, ma senza potersi aggredire (come un recinto, una rete o un cancelletto). Dopo qualche giorno o un paio di settimane, si cominciano a vedere le prime sfloppate di qua e di là dal divisorio, si tentano i primi incontri effettivi, sotto sorveglianza, si assiste a qualche rincorsa, qualche azzuffata con qualche ciuffo di peli che vola, qualche monta, fino poi alla scena finale in cui uno dei due (generalmente il maschio) si sottomette all’altro, leccandolo. Questo tipo di inserimento è forse il più comune e la durata può essere molto variabile, andando da pochi giorni fino anche a qualche mese.
  • sopportazione e tolleranza: quando i conigli riescono a condividere gli spazi più o meno pacificamente, ma ciascuno conduce la propria vita ignorando l’altro, oppure quando si è costretti a farli vivere separatamente, uno in una stanza e l’altro in un’altra, o nella stessa ma costantemente divisi, pena scontri, lotte, ferite e parecchie ansie.
  • rifiuto totale e spiccata aggressività: quando non c’è proprio verso di farli andare d’accordo, nemmeno percorrendo tutti gli step graduali intermedi, nemmeno lasciando un divisorio, perché ogni occasione è buona per far del male all’altro. Di norma è una situazione unilaterale, in cui è solo uno dei due conigli ad essere particolarmente aggressivo con l’altro (solitamente più patatoso), ma possono anche verificarsi casi bilaterali. Se l’inserimento non avviene entro 4 o 5 mesi, è mia opinione che sia una forzatura per i conigli e sarebbe meglio smetterla. Del resto sarebbe come tornare al tempo dei matrimoni combinati…  Che imposizione barbara! Nemmeno noi, oggi, continueremmo a convivere o uscire a cena con chi proprio non sopportiamo, no? Perché dunque sottoporre a questa tortura due amorevoli coniglietti? L’incompatibilità di carattere esiste anche per loro. E loro non usano certo mezzi termini o maniere educate per darlo a intendere! Ci sono conigli che preferiscono di gran lunga starsene per conto proprio, oppure prediligono la compagnia umana a quella dei propri simili (ricordiamoci sempre che i conigli sono animali sociali, ma non gregari!). Perché mai dovresti prolungare la sofferenza della tua adorata palletta di pelo, obbligandola ad andare d’accordo con l’intruso di turno?

Veniamo al caso di Ice e Ninjia.

Ninjia è approdata a casa mia ad aprile 2018, dopo un recupero piuttosto difficile, che ha richiesto un paio di settimane e alcuni attrezzi poco ortodossi senza ottenere risultati fino a quando non ho organizzato con una amica fidata una squadra di 8 persone a cui si sono aggiunti due pensionati sul luogo del recupero.

Quando è arrivata a casa mia era già stata ingravidata due volte. La prima, aveva perso i cuccioli a una settimana di vita, chissà perché e per come. La seconda, ha dato alla luce un solo coniglietto, al sicuro nella gabbia che avevo allestito per lei in attesa di fare con calma tutti i controlli veterinari. La storia del ninjino è stata molto seguita su Facebook, discussa per come si è conclusa, ma è stata preziosa e mi ha profondamente arricchita, anche se, e proprio perché, il ninjino, a 17 giorni di vita, ha deciso di volare sul ponte dell’arcobaleno.

Ninjia coniglia appena recuperata dalla stradaNinjia aveva vissuto non si sa bene come per circa 3 mesi in libertà. A marzo aveva nevicato abbondantemente. Aveva patito il freddo? Aveva sofferto la fame? Aveva dovuto lottare per la sopravvivenza oppure i ripari offerti dai giardini delle casette a schiera nelle vicinanze l’avevano aiutata? Catturarla è stato molto impegnativo e nel momento in cui l’ho agguantata ha abbandonato il suo corpicino a peso morto e ha strillato e urlato come solo un coniglio terrorizzato può fare.

E’ stata subito controllata dalla mia veterinaria di fiducia, che non ha potuto riscontrare nulla di particolarmente grave, se non una sporcizia importante e una frattura della caviglia sinistra, già calcificata.

Ho allestito un gabbione per Ninjia e in questo gabbione ci è stata, per numerosi motivi indipendenti dalla mia volontà e dai miei sforzi, fino a luglio.
3 mesi.

Piano piano si è abituata alla presenza degli umani. L’età stimata dalla veterinaria era di circa due anni al recupero. Chissà quante deve averne passate prima di essere abbandonata. Probabilmente tenuta in gabbia alle strette, sicuramente non compresa nelle sue esigenze etologiche e di certo non capita nei suoi comportamenti di coniglia adulta non sterilizzata, in preda a una carica ormonale pazzesca. Le prime settimane ringhiava e assaliva la ciotola del cibo, ma si faceva sempre meno spaventata e aggressiva e piano piano ha imparato che le mani servono anche per regalare carezze dolci e gentili.

Dopo la sterilizzazione, ho aspettato un mese prima di tentare l’inserimento con Ice, per dare il tempo agli ormoni di scemare dal sangue. In precedenza, durante i cambi e la pulizia della gabbia, aveva avuto modo di “incontrarsi” brevemente con Ice attraverso la grata della gabbia. Non c’erano stati scontri, ringhi o soffi di nessun tipo. Ice sembrava aspirare alla sua vicinanza e lei non sembrava disdegnare la sua presenza.

Quando è stato il momento di dare avvio all’inserimento, forte anche dell’esperienza che nel tempo mi sono fatta con i conigli della colonia del Santuario, ho scelto la via più diretta: ho collocato entrambi i conigli in bagno (stanza di circa 15 mq), con un recinto divisorio tra loro e ho osservato come si comportavano per un paio di ore. Non assistendo a tentativi di evasione o intrusione da parte di uno dei due nella metà dell’altro, o a tentate aggressioni, ho deciso di procedere spedita. Amando il rischio, ho tolto il divisorio e ho guardato cosa accadeva.

Niente. Assolutamente niente. Nessuna rincorsa. Ice accennava qualche imbarazzante tentativo di monta, ma lei, più minuta e scattante, si divincolava subito mettendo una certa distanza.

Ice e Ninjia insieme

Me ne sono andata a dormire. Se l’indomani non avessi trovato ciuffi di pelo e cadaveri o pezzi di coniglio qua e là, l’inserimento sarebbe avvenuto perfettamente.

Di notte non ho udito alcun rumore e il mattino seguente non ho trovato che una manciata di palline e un paio di pipì fuori posto. Niente ciuffi di pelo. Niente brandelli di carne. Ice sfloppato per terra e Ninjia lì vicina, ma a debita distanza.

Da allora stanno insieme.

Ci è voluta una settimana perché apprezzassero la compagnia l’uno dell’altro. Ice avrebbe tanto voluto montarla o anche farsi montare da lei, pur di stabilire qualche contatto fisico, qualche interazione, ma lei restava sempre un po’ distaccata e diffidente. Nel frattempo stavano insieme in bagno, liberi, ma con un recinto che non gli permetteva di uscire dalla stanza, perché lei aveva un piccolo problemino con la lettiera e quindi ho dovuto insegnarle ad utilizzarla. Non potevo permettermi di lasciarla urinare per tutta casa, no?

Dopo 10-12 giorni mi è parso di capire che potevo darle fiducia e ho iniziato a lasciare il bagno aperto.

Non uscivano più. Nessuno dei due.

Col passare dei giorni però Ice ha ricominciato a uscire e cercava di convincere Ninjia a seguirlo. Mi facevano morire dal ridere; sembrava di sentirli parlare quei due:

Ice: “Dai, Ninjia, vieni! Seguimi! Fai come faccio io! Io ti apro la strada e ti faccio vedere dove andare a lasciare le palline!”

Ninjia: “Mmm, Ice, non mi fido, sai? E se poi mamma si arrabbia?”

Ice: “Ma nooo, credimi, la conosco bene! Farà una bella sfuriata e poi ci darà comunque i crocchini che ci piacciono tanto. Vieni!”

Come le Sirene con Ulisse.

Conigli inseriti

Ammaliata dal fascino di Ice, Ninjia ha ceduto e prima ha iniziato a uscire dal bagno per arrivare al massimo all’antibagno. Poi pian piano, sedotta e abbindolata da quel casanova di Ice, si è spinta fino in soggiorno, sotto i divani, per poi prendere coraggio e arrivare addirittura alla cucina. Da lì, non ci sono stati più confini.

Oggi, dopo 3 settimane, i due sposini dormono tutta la notte e buona parte della giornata appollaiati sulla seggiola imbottita che c’è in bagno.

Doveva essere la MIA seggiola, per quando mi asciugo i capelli sotto al casco da parrucchiera, ma è ovviamente e indiscutibilmente diventata la LORO sedia.

Verso sera, quando cala il sole e si avvicina l’ora della pappa, escono dal bagno, come i pipistrelli, gli zombie e i fantasmi e cominciano a gironzolare per casa, a far notare la loro presenza, ma sempre rigorosamente insieme. Alle volte, apre Ice la strada, ma viene seguito quasi immediatamente da Ninjia.

A lei è rimasto il vizio di ringhiare quando c’è il cibo, ma con la libertà e la fiducia, la pazienza e tanto, tantissimo amore puro e profondo, sta diventando sempre più socievole e docile anche con noi umani di casa.

*     *     *

Ho fatto bene a fare come ho fatto?

E’ stato giusto rischiare che si scannassero proprio di notte, quando sono più attivi?

C’è un modo giusto per inserire due conigli? No.

Ci sono filosofie di pensiero, approcci, tecniche. Dipende molto dal carattere di chi segue l’inserimento, da come sa o vuole gestire lo stress, e da ciò che i conigli che ha di fronte comunicano.

Bisogna adattarsi a loro, alle loro richieste e alle loro risposte. Dare fiducia genera fiducia. Se la prospettiva è positiva, perché non dovrebbero esserlo anche i fatti?

Mi è andata bene? Sì.

Non sono una persona da gradualità. A me piacciono le cose fatte bene e subito. I conigli mi stanno insegnando da più di un decennio la virtù della pazienza, che per una ariete nata di 8 mesi non è proprio qualcosa alla sua portata.

Ma quello che ho più imparato grazie a loro è una comunicazione fatta di gesti, posture e cose non dette (tanto che più passo il tempo a occuparmi di conigli e più perdo le mie capacità oratorie) e quando ho deciso di lasciarli liberi in bagno per la notte, affinché si gestissero l’inserimento come meglio credevano, è stato perché proprio loro mi avevano fatto capire che avrei potuto farlo.

 

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